La storia della danza si occupa dello sviluppo - nei secoli e nelle varie parti del mondo - di questa particolare forma di espressione artistica che si serve del movimento del corpo sulla base di un ritmo interno, che può essere (o meno) suggerito o ispirato da fonti musicali.
La disciplina storiografica riguardante la danza tuttavia è di origini relativamente recenti. Infatti solo nel XX secolo sono iniziati gli studi più specificamente dedicati a questa arte, grazie alla diversa considerazione che essa è andata acquistando rispetto al passato: non più "sorella minore" della musica, ma espressione umana autonoma e con una propria dignità di arte. Di conseguenza sono comparse le prime pubblicazioni a carattere storiografico, sia per quanto riguarda il campo di ricerca in ambito antropologico, sia per quello intorno agli usi e costumi sociali nei secoli e nelle varie parti del mondo, sia per quello che concerne la danza come arte dello spettacolo. Durante il Rinascimento nelle corti italiane si sviluppò una forma ricercata di ballo che prevedeva norme da seguire e un certo studio di passi e movimenti. La danza infatti era ritenuta una vera e propria forma di educazione. La danza dei nobili era di diretta derivazioone da quella del popolo, ma veniva trasformata secondo le regole del perfetto cortigiano: la compostezza, l’atteggiamento nobile, le convezioni sociali della cavalleria e della galanteria. Nel Quattrocento la figura del maestro di ballo era molto richiesta per istruire i signori e i cortigiani; tra questi, Domenico da Piacenza (detto "Domenichino") e il suo discepolo Guglielmo Ebreo da Pesaro saranno i primi autori di veri e propri trattati di quella che già veniva chiamata l' "Arte del Ballo". Domenichino scrisse il manuale De arte saltandi et choreas ducendi e Guglielmo, autore del De pratica seu arte tripudii vulgare opusculum, acquistò una rinomanza tale da essere chiamato alla corte di Urbino da Federico da Montefeltro. A loro contemporaneo è Antonio Cornazano, che scrisse il Libro dell'arte del danzare.
Nel secolo successivo saranno Fabrizio Caroso da Sermoneta con Il Ballarino e Cesare Negri con Le Gratie d'amore i principali autori di trattati sull' "arte di ben condurre le danze". Anche in Francia non mancava chi si incaricò di raccogliere e descrivere le principali danze in voga ai suoi tempi: è Jean Taburot, canonico di Lengres, autore del trattato l'Orchésographie, da lui pubblicato nel 1589 firmandosi con lo pseudonimo di Thoinot Arbeau, che altro non è che l'anagramma del suo nome.
Nel 1581 presso la corte di Francia nacque il primo balletto della storia, il Ballet Comique de la Reine composto di brani recitati, danzati e cantati. La parola “comique” sta ad indicare che l’argomento apparteneva al genere della Commedia.
Durante l’Ottocento, inizia a diffondersi il Balletto Romantico, basato su una nuova sensibilità, una nuova visione del mondo più libera ed appassionata, che rompe le vecchie certezze legate al sistema normativo tradizionale, dominato dal culto della ragione, per recuperare una realtà inesplorata legata al versante oscuro dell’inconscio, dando voce ai moti dell’animo, dei sentimenti, del sogno. È del 1832 la messa in scena all’Opéra di Parigi di La Sylphide, il primo esempio di balletto romantico. Abbandonati i temi mitologici e storici, l’azione ora si trasferisce nel mondo delle fiabe. È in questa occasione che viene introdotta dal coreografo Filippo Taglioni l’uso della danza sulle punte e del tutù come consuetudine. L’aspirazione al volo che traduceva la tensione romantica verso una realtà trascendente, la sensibilità e la grazia che caratterizzavano il nuovo stile, si sposano a una tecnica rigorosamente classica che trova nelle punte, nell’arabesque, nel port de bras i suoi principi fondamentali. Ogni movimento, ogni figura sono perfettamente controllati, nascondendo la fatica fisica e il sudore sotto un’immagine di eterea leggerezza che si libra nello spazio esaltando la bellezza plastica degli atteggiamenti nel rigore di una nitida purezza geometrica. Dopo al seconda metà dell’Ottocento, l’Opéra di Parigi entra lentamente in crisi: costretta a reclutare le sue étoile all’estero, priva di validi maestri di balletto e corografici, non esercita più la sua supremazia, per cedere il passo alle altre scuole che sulle sue orme cominciano a fiorire negli altri paesi europei, come quella del Teatro alla Scala di Milano. Il vigoroso impulso all’arte della danza promosso in Russia dagli zar nel Settecento, è sostenuto e incoraggiato nel corso dell’Ottocento, facendo di San Pietroburgo un punto di passaggio obbligato per tutti i coreografi e i solisti più rinomati d’Europa. Il compito di condurre a una sintesi il patrimonio di esperienze accumulatesi nell’arco di un secolo spetta a Marius Petipa, un coreografo francese che, assunto nel 1847 come primo ballerino, acquistò ben presto un ruolo preminente nei teatri imperiali russi. La stagione di Petipa coincide con l’introduzione del balletto romantico in Russia, che avviene però tardivamente, quando altrove è già in declino. I gusti del pubblico, composto soprattutto dall’aristocrazia, esigono che il balletto si concentri intorno alla figura femminile, mostrando di apprezzare opere d’impostazione fastosamente spettacolare che lascino spazio all’esibizione virtuosistica. Petipa riprende quindi i capolavori del balletto romantico come La Sylphide, Giselle, Coppelia, Le Corsaire, La Esmeralda. L’attenzione verso i valori del passato si riscontra anche nelle sue creazioni coreografiche. Erede del balletto d’azione, Petipa adatta la trama drammatica ai contenuti romantici, ma ne disperde talvolta la tensione inserendo accessori, non sempre perfettamente integranti nel soggetto, che costituiscono momenti virtuosistici fini a se stessi. Egli mira soprattutto a realizzare una grande visione spettacolare che susciti l’ammirazione del pubblico, non curandosi se per ottenere questo risultato è costretto a sacrificare il rigore della composizione drammatica. Sono suoi i capolavori Don Quichotte, La Bayadère, La bella addormentata, Lo Schiaccianoci e Il lago dei Cigni (coreografato in collaborazione con Lev Ivanov), tuttora rappresentati nei migliori teatri del mondo ancora con le sue coreografie.
|
,danza classica
,hip hop
,danza moderna
,danza contemporanea
,ballo di coppia
|